Cosa che mi ha colpito molto è stata la nota a fine libro, dove l'autrice spiega da dove è nata la sua ispirazione, purtroppo da un fatto di cronaca vera, un piccolo trafiletto di giornale che non è riuscita a dimenticare. La notizia parlava di una bimba di quattordici mesi sacrificata da una setta, consegnata volontariamente dai genitori, ne è rimasta tanto sconvolta che ha pensato di scriverci su dei romanzi.
Sono passati nove mesi dal primo volume e Amaia si ritrova alla prese con la sua gravidanza, ormai al termine, e il caso di un uomo, Jason Medina, morto suicida nei bagni di un tribunale. Il condannato per l'omicidio della figlia, arrestato proprio dalla Salazar, ha scritto un biglietto indirizzato all'ispettrice con su scritta una parola all'apparenza senza significato: "Tarttalo"
Il caso si trasforma subito in una caccia a un serial killer che non smette di uccidere le sue vittime, tutte ragazzine di giovane età. Il modus operandi è il medesimo e l'ispettore farà delle scoperte che la costringeranno ad affrontare i fantasmi del proprio passato.