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Le mie prigioni di Silvio Pellico - Recensione

le mie prigioni di silvio pellico recensione

Estratto della recensione

Seppur essendo stato incarcerato per motivi politici, l'autore decide di non inserire nessun riferimento politico, sopratto contro l'impero Austriaco che lo ha incarcerato.

Trama

Opera più conosciuta di Silvio Pellico (1789-1854), "Le mie prigioni" (pubblicata nel 1832) è un libro di memorie in cui l'autore racconta gli anni della sua detenzione (1820-1830), a seguito della propria adesione ai moti carbonari. Nel raccontare di questo decennio amaro, l'autore dimostra come, anche nelle avversità, si possa rimanere ancorati all'ideale di bene, di umanità e di Dio, non dimenticandosi mai di sé, perché: "le miserie della vita sono grandi, è vero; ma chi le sopporta con nobiltà d'animo e con umiltà, ci guadagna sempre vivendo".

 

Recensione

Uno scrittore in prigione

Ero molto curioso di recuperare questo grande classico che ha fatto la storia, e finalmente sono riuscito a leggerlo, devo dire anche molto in fretta, nonostante lo stile di scrittura ottocentesco, con all'interno tantissime parole arcaiche andate ormai in disuso.

Al di là delle suddette parole, l'unico neo è la quasi totale mancanza di dialoghi, che non aiuta nella lettura.

Nonostante questo però, come dicevo, l'ho terminato in pochissimi giorni, non essendo formato da molte pagine.

Il romanzo tratta appunto della vera prigionia dell'autore, durata ben quindici anni, e che decide di mettere su carta solo tornato in libertà, dopo aver ricevuto la grazia.

Nelle sue parole è possibile riconoscere la forza con cui ha affrontato la sua prigionia, ma soprattutto le speranze che lo hanno tenuto in vita.

Oltre alle speranze, vi era Dio con lui, insieme alle persone che, in un modo o nell'altro gli tenevano compagnia.

Attraverso la sua esperienza conosciamo quindi un bambino sordomuto che si era affezionato a lui e che spesso lo andava a trovare; il povero Maroncelli, suo amico e prigioniero insieme a lui; e le conversazioni con l'adolescente Zanze, che lo prende a cuore.

Sono loro che tengono Silvio Pellico ancorato alla realtà, che non gli permettono di impazzire.

Seppur essendo stato incarcerato per motivi politici, l'autore decide di non inserire nessun riferimento politico, sopratto contro l'impero Austriaco che lo ha incarcerato.

Rimane quindi soltanto lo struggente resoconto di una faticosa prigionia.

Lo consiglio a chi ama i classici, a causa appunto del linguaggio arcaico utilizzato.









Valutazione

La lettura viene valutata in base ai gusti personali del lettore. Un libro che non piace a un lettore può essere splendido per un altro. Se sei l'autore, o l'autrice, e pensi che questo tuo libro sia stato valutato male, evita di contattarmi o di commentare lamentandotene.

Letto 51 volte Ultima modifica il Domenica, 21 Aprile 2024 18:57

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