Trama
Nino è figlio di un'attrice del Teatro Luna di Siracusa e passa il suo tempo fra la pensione di donna Sarina, dove alloggiano da quando hanno lasciato l'Inghilterra, e il palco su cui la madre prova ogni giorno. È sordomuto, ma è un bambino sveglio e curioso. La scoperta della buca del suggeritore, nascosta dalla conchiglia al centro del palco, gli fa immaginare che tutto ciò che gli manca, in fondo, non è altro che un suggeritore tutto suo, che possa mettere in parole i suoi pensieri. Comincia così un'amicizia fra Nino e il maestro di buca, che lo accompagna da Marudda e dagli altri bambini del paese. Fra una prova e l'altra, il suggeritore inizia a visitarlo con strani strumenti, a tentare di insegnargli a leggere e perfino a parlare, perché anche se lui non può sentirla, la voce ce l'ha, sottile e bruciante in quella gola che non ha mai usato. Chi è allora questo suggeritore? Perché prende tanto a cuore il caso di Nino? Fra prove suggerite e verità lette sulle labbra degli adulti, Nino scoprirà che la realtà non è quella che ha gli hanno raccontato fino a quel momento. Romanzo sulla redenzione, "Effatà" rappresenta uno straziante desiderio di giustizia per i bambini di tutti i tempi. Metafora della loro innocenza e debolezza, Nino è il bambino da salvare. Sempre.
Recensione
Un finale inaspettato
Questo è uno di quei romanzi che racchiude tutto il suo signficato, grande e bellissimo, nel finale!
Secondo me l'autrice ha ben saputo alimentare l'attenzione del lettore durante lo scorrere di questo breve romanzo che si compone di due parti, ben distinte e separate, e che si alternano ad ogni capitolo.
In una troviamo Nino, un bambino sordomuto alle prese appunto con i problemi dovuti alla sua menomazione, che vive nella speranza di poter un giorno parlare, perché lui la voce ce l'ha, ma non può sentirla. Nino vive nella Sicilia del dopoguerra e bazzica nel teatro in cui sua madre fa l'attrice.
Nell'altra parte troviamo invece un bimbo ucciso dai "medici" nazisti, che avevano appunto ricevuto l'ordine di sterminare tutti i bambini nati con menomazioni, essendo considerati soltanto un costo per lo stato, in una mentalità che non includeva affatto un tale spreco.
Su questo piano narrativo l'autrice romanza un processo realmente avvenuto, ramo del grande processo di Norimberga, in cui sono stati messi sotto accusa i "medici".
Uno dei dottori, in particolare, è colui che è riuscito ad autodenunciarsi, e denunciare quindi, tutti gli altri medici, lasciando così che si scoprisse ciò che è avvenuto a migliaia di bambini.
Il bimbo in questione era anch'esso sordomuto e doveva essere ucciso nel giro di un giorno, il "dottore buono" però, riesce a tenerlo in vita per un mese, con la speranza di dimostrare che il bambino poteva imparare almeno a parlare e non essere quindi considerato una zavorra per la società nazista. Ma la sua fine è stata comunque inevitabile.
L'autrice scrive questo romanzo per ricordare questo bambino realmente esistito e lo fa con grande maestria, efficacia e delicatezza, empatizzando con il lettore, dopo essersi documentata molto sui fatti accaduti all'epoca.
Tutto l'accaduto è stato romanzato e quindi riadattato per scopi narrativi. Sino al gran finale, in cui ci si rende conto che i due piani in cui si snodano le vicende, che si credevano linee parallele, sono destinati ad incontrarsi, e a beneficiarne sarà soprattutto Nino.
Consigliato a chiunque voglia affrontare una lettura sicuramente non leggera, ma breve e incisiva, che lascia il segno.
Valutazione
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