Trama
Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con "L'Arminuta" fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c'è Adriana, che condivide il letto con lei. E c'è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L'accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell'Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
Recensione
Una ragazzina fra due madri
Sono bastati pochi giorni per terminare "L'arminuta" di Donatella di Pietrantonio e rendermi così conto di quanto potente sia stata questa lettura.
Per chi ancora non lo sapesse, arminuta, in dialetto abruzzese, significa "la ritornata", ed è proprio tra le colline dell'Abruzzo che si svolge questa travolgente storia, ed è qui che l'arminuta fa la conoscenza della sua vera madre, colei che l'ha messa al mondo, insieme ai fratelli e alla sorella Adriana, e un padre taciturno e severo. Una famiglia povera che, quando la protagonista era soltanto una neonata, l'aveva data in adozione a una lontana parente benestante che abita in città, vicina al mare, sicura di non poter sfamare una bocca in più.
L'arminuta scopre così di avere due madri, ma non riesce a comprendere il motivo del suo ritorno in quella povera famiglia, dopo una vita di agi. Quello che vorrebbe scoprire lei lo scoprirà anche il lettore a fine romanzo.
Il fatto che l'autrice non abbia dato un nome alla protagonista mi lascia già pensare che l'arminuta sia stata creata per sottolineare quanto possa divenire privo d'identità un essere umano, in questo caso una ragazzina a cui viene stravolta la vita e la concezione di famiglia, anche diverse volte durante l'età adolescenziale, in cui si sa, si è già abbastanza confusi su ciò che si vuole diventare.
Nonostante ciò, l'arminuta riesce a raggiungere dei traguardi e a ricevere soddisfazioni, soprattutto scolastiche, per infine scoprire la verità sul perché è stata trattata come un pacco postale.
Il finale è molto significativo e il comportamento della madre "del mare" durante l'invito a pranzo, a mio parere, illumina la protagonista, che capisce così, indirettamente, il vero motivo del suo abbandono.
La sorella Adriana è uno dei personaggi perno di tutto il racconto, pur essendo più piccola, è di fatto lei la sorella maggiore, che si appresta a difendere l'arminuta, forse perché lei stessa soffriva prima la solitudine, cresciuta in una famiglia con tre fratelli maschi, prima dell'arrivo della nuova sorella.
Una storia di sorellanza quindi, che colpisce il cuore e fa riflettere, con un ambientazione tanto semplice quanto incisiva nella sua atmosfera, che mi ha proiettato tra le emozioni della protagonista.
Magari non figurerà fra i miei preferiti, ma mi è piaciuto parecchio. Bella anche la trasposizione cinematografica che ho guardato per curiosità, molto fedele e con giovani attrici molto promettenti.
Valutazione
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