Trama
L'agrimensore K. cerca disperatamemte di entrare nel castello dove vuole vivere esercitando la sua professione, ma assurde leggi e una mostruosa burocrazia che vanno contro ogni buon senso e contro ogni morale glielo impediscono. Cosa simboleggia il castello? La società, Dio, la coscienza umana?
Recensione
Iniziare a leggere Kafka con questa sua opera non è stato il massimo
Kafka ha uno stile onirico e surreale, come è surreale questo suo romanzo, che però ho poco apprezzato a causa della narrazione che, soprattutto dopo la metà, si è fatta pesante e abbastanza ostica. Ma più che altro perché questo romanzo non ha un finale a causa della prematura morte dell'autore.
Credo sia un vero peccato che Kafka non sia riuscito a portarlo a termine, anche perché sono sicuro che lo avrebbe anche rivisto e perfezionato prima di pubblicarlo, ma questo non è potuto accadere.
K., il protagonista nominato sempre con la sua sola lettere iniziale, è un agrimensore, un misuratore di terreni agrari, arrivato in un villagio di pura invenzione dopo essere stato convocato dal proprietario del castello, entità misteriosa che sembra governare tutto il villaggio.
K. scoprirà che l'invito per lavorare al castello è stato un errore dell'amministrazione e che quindi non ne ha diritto. Ma l'uomo non vuole arrendersi e pretenderà un lavoro in quel luogo, anche soltanto per giustificare il suo viaggio. Così lavorerà come bidello nella scuola del posto e avrà a che fare con i maestri che continueranno a vessarlo, oltre che con i funzionari del castello.
Ma il lavoro non sarà l'unica cosa a tenerlo nelle vicinanze della misteriosa struttura, un'altra sua ragione diventerà Frieda, una cameriera incontrata il giorno del suo arrivo, che gli riserverà delle sorprese.
Ma cosa voleva trasmettere l'autore con questo suo scritto? A mio parere voleva dimostrare quanto fosse incoerente la vita, che invita appunto a viverla, ma allo stesso tempo si ostina a metterci alla prova, impedendoci a volte di vivere pienamente. Di sicuro questo accade fra le persone, ci invitano tutti a far parte della società, ad avere un lavoro, a stare bene con noi stessi, ma poi spesso ci troviamo spesso davanti a dinieghi e rifiuti che di fatto lo impediscono. Come il sindaco del villaggio, che non ammette mai l'errore che ha condotto K. in quel luogo:
«Uno dei principi che regolano il lavoro dell'amministrazione è che non si deve mai contemplare la possibilità di uno sbaglio. [...] Errori non se ne commettono e, anche se ciò per eccezione accade, come nel suo caso, chi può dire alla fin fine che sia davvero un errore?»
Valutazione
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